E' il titolo di un articolo del New York Times, pubblicato il 24 novembre scorso da Paul Davies, l'autore di “La mente di Dio”, e del recente ''Una fortuna cosmica. La vita nell'universo: coincidenza o progetto divino?'' (Mondadori).
Davies, partendo dal confronto tra la scienza, “la più affidabile forma di conoscenza sul mondo, perchè è basata su ipotesi verificabili”, e la religione, che “al contrario, è basata sulla fede”, spiega come invece la stessa scienza abbia il “proprio sistema di credenze basato sulla fede”.
La scienza infatti “procede sul presupposto che la natura è ordinata in un modo razionale e intellegibile”, e gli scienziati, quando estendono le proprie ricerche oltre i limiti precedenti, si attendono sempre di avere la conferma di tale presupposto. Ciò è maggiormente evidente nelle “leggi della fisica, le regole fondamentali con cui la natura procede”.
Però, si chiede Davis, “queste leggi da dove provengono ? e perchè hanno la forma che hanno ?”
La scienza, spiega Davis, non è in grado di rispondere, e da studenti (raccontando la propria esperienza), si impara a conoscere e “scoprire le leggi e ad applicarle, non a indagare sulla loro provenienza”.
“Perciò – prosegue – per essere uno scienziato devi avere fede che l'universo è governato da leggi dipendenti, immutabili, assolute, universali, matematiche, di origne non determinata”.
Davies continua citando le teorie della pluralità di universi, o multi-verso, per le quali tali leggi potrebbero non essere nemmeno così immutabili e universali, ma variabili da universo ad universo, appunto, localmente, “in una scala mega-cosmica”.
Ma anche qui il problema resta, e viene “semplicemente spostato di livello, dalle leggi dell'universo alle meta-leggi del multiverso”.
Ne consegue che “sia la religione che la scienza sono fondate sulla fede”, sul credere “nell'esistenza di qualcosa al di fuori dell'universo, come un non spiegato Dio, o un non spiegato insieme di leggi fisiche”, e che entrambe, religione e scienza, non sono in grado di spiegare completamente la realtà fisica.
Davies propone di considerare “le leggi della fisica e l'universo che regolano, come parte integrante in un sistema unitario”, e conclude che “finchè la scienza non verrà fuori con una teoria verificabile delle leggi dell'universo, la sua affermazione di essere libera da fede sarà manifestamente falsa”.
PC