martedì, gennaio 22, 2008

“La Sapienza”. Un commento dalla Spagna di P. Enrique Losada sscp

P. Enrique Losada sscp, già Superiore Generale della Congregazione dei Sacri Cuori, commenta dalla Spagna la vicenda della mancata visita del Pontefice all?università "La Sapienza".

“L'aver di fatto impedito al Pontefice, prima di tenere la lectio magistralis, poi comunque di presenziare l'inaugurazione e leggere un discorso ai partecipanti, mi sembra totalmente fuori luogo.

L'autorevolezza di Papa Benedetto XVI come intellettuale e grande teologo, come Vescovo di Roma, e dal punto di vista del dialogo tra la religione e la società laica, e tra la scienza e la fede, erano tutti motivi per permettere il l'incontro e il dialogo con il Pontefice, che non è certamente estraneo, foraneo, all'ambiente accademico romano e italiano.

Anche per i riferimenti a Galileo, era conosciuto che non si trattasse del pensiero del Papa, ma di una citazione di Feyerabend, che è stata slegata dal contesto.”
Quanto all'informazione, in Spagna, su questi episodi, P. Losada rileva un'eco non significativa, dovuta anche al fatto che in Spagna l'influsso della Chiesa sulla società civile, e il peso dei religiosi, sembrano essere diminuiti, rispetto al passato e soprattutto all'Italia.
PC

sabato, gennaio 19, 2008

Intervista a Giorgio Israel, sul "caso" La Sapienza

Matematico ebreo paga il prezzo per aver difeso il Papa

Intervista a Giorgio Israel, professore ordinario a “La Sapienza”

Paolo Centofanti

ROMA, venerdì, 18 gennaio 2008 (
ZENIT.org).- Difendere Benedetto XVI dagli attacchi di chi si è opposto alla sua visita all’Università “La Sapienza” di Roma implica un prezzo da pagare, afferma Giorgio Israel, docente ordinario di Matematiche complementari presso questo Ateneo romano.

Il professore, di origine ebraica, è intervenuto con un articolo su “L’Osservatore Romano” e con altre dichiarazioni per spiegare che Joseph Ratzinger ha difeso Galileo in una conferenza pronunciata nel 1990, e incriminata da 67 docenti (su circa 4.500) de “La Sapienza”.

ZENIT ha intervistato questo sostenitore del dialogo tra scienza e fede.

Come valuta il possibile danno di immagine e di credibilità, a livello nazionale e internazionale, della polemica innescata dalla mancata visita del Pontefice all'Università “La Sapienza”?

Prof. Israel: Penso che il danno sia abbastanza serio. Ho ricevuto delle lettere da parte anche di docenti americani, che erano sconcertati; negli Stati Uniti uno può trovare tutte le posizioni possibili e immaginabili, ma non questa forma così virulenta di rifiuto del dialogo nei confronti del Papa, e poi soltanto del Papa, perché “La Sapienza” ha invitato tutti. E' una cosa sconcertante, quindi secondo me il danno di immagine è molto elevato.

Quindi all'estero la notizia è stata diffusa e conosciuta...

Prof. Israel: Assolutamente sì. Una persona che mi ha scritto, addirittura aveva ascoltato alla radio, non so se a onde corte, un dibattito. Basta andare su Internet e rendersi conto, guardando un po' la stampa dei vari Paesi, di quanto la cosa abbia avuto delle ripercussioni fortissime.

Dal suo punto di vista, e per i suoi contatti come docente, pensa che ci sia un motivo reale che forse è stato nascosto dietro alcuni pretesti?
Prof. Israel: Non credo. So che c'è chi ha detto che tutto questo aveva anche come motivazione degli scontri tra gruppi accademici per la rielezione del Rettore. Però francamente non ci credo. Che poi qualcuno possa cavalcare questo, è più che probabile, però, in verità, la mia valutazione è che nel mondo universitario, che è stato sempre tradizionalmente legato all'estrema sinistra, in particolare al partito comunista, la fine dell'ideologia marxista abbia reso molti "orfani", in un certo senso, di questa ideologia. E in qualche modo hanno costruito come una sorta di teologia sostitutiva, come dice George Steiner: lo scientismo e il laicismo più accaniti. Secondo me è questo.
Adesso si può dire tutto quello che si vuole del comunismo, però ricordo un personaggio come Lucio Lombardo Radice, il matematico del partito comunista, che ho conosciuto personalmente. Se fosse accaduto un episodio come questo di oggi, penso che si sarebbe letteralmente scandalizzato. Allora esisteva un atteggiamento molto diverso. Paradossalmente, proprio il crollo di questo riferimento dell'ideologia marxista, ha prodotto un vuoto che è stato riempito con questa ideologia di tipo appunto laicista e scientista. E' così evidente, quando uno vede in che modo reagiscono le persone e i docenti universitari.
Dal momento che questo tipo di figure è largamente diffuso all'università, in essa troviamo una concentrazione estremamente elevata di persone che hanno una visione di questo genere, molto più che non nel complesso della società civile.


Pensa che l'intervento del Pontefice avrebbe potuto minare questo tipo di ideologie?
Prof. Israel: No, perché è un processo estremamente lento. Sotto un certo aspetto invece penso che visto che c'è stata una opposizione, una situazione difficile di questo genere, sia stato meglio. La scelta che è stata fatta è stata una scelta molto giusta, cioè di non forzare la mano, visto che esisteva un atteggiamento di questo genere, non tanto tra gli studenti.
Ecco io distinguerei fortemente. Direi tre cose. Tra gli studenti, il gruppo che si è opposto è una strettissima minoranza, e questa è la maledizione de “La Sapienza”, cioè il fatto che esista sempre qualche gruppo di scalmanati che riesce a imporre la sua volontà alla stragrande maggioranza degli studenti. Io non credo che tra gli studenti questa posizione sia non dico maggioritaria, ma neanche estesa.
Tra i docenti è diverso. Hanno firmato solo in 67, ma io credo che siano molti di più quelli che invece hanno una posizione di questo tipo. Lo dico positivamente, per conoscenza. Poi ci sono anche moltissimi, che invece la pensano in modo differente. E già so di raccolte di firme, in queste ore. Non c'è dubbio, ecco. Mi riesce difficile stimare le percentuali, non ne ho idea. Però è chiaro che forse si divide metà e metà; però appunto non è una minoranza stretta, non sono i 67, sono di più.
Quindi di fronte a una cosa di questo genere, secondo me è stato giusto non venire e dare anche una una lezione di stile, inviando un discorso che in qualche modo smantella tutti i pretesti che sono stati alla base del rifiuto, dell'opposizione alla venuta del Papa.
Dopo di che, secondo me il cambiamento di questa mentalità può avvenire solo con un processo molto lento, di discussione, in cui si mostri progressivamente che queste posizioni di tipo scientista, laicista, oltranziste, sono delle posizioni di tipo sbagliato. Però, ripeto, per fare andare avanti questi processi ci vuole molto tempo; non è una cosa che si realizza nel giro di giorni, neanche di mesi o di un anno. Ci vuole tempo.


Quindi lei pensa che sia possibile all'interno dell'Università pubblica italiana iniziare un dialogo tra fede e ragione?
Prof. Israel: Penso senz'altro di si. Il vantaggio, ciò che di positivo può uscire da questa vicenda, è che si crei una rete di persone, che si è trovata a condividere le stesse idee, e che si conosca. Perché quello che si vede in queste circostanze lo sto vedendo anche nelle lezioni: ci sono molte persone che non sono d'accordo con quello che è avvenuto, però non si conoscono tra loro.
Secondo me ci vuole che si crei una rete di persone che sia interessata a questa tematica e che la sviluppi. Anche per questo ci vuole un po' di tempo, ma le condizioni certamente ci sono. Penso che sia una situazione molto difficile, ma penso che in prospettiva ci siano le condizioni perché migliori la situazione. Bisogna avere un po' di pazienza...
L'Università è stata sempre terreno di ideologie piuttosto estremiste. In Italia, come anche in molti altri Paesi d'Europa, è così. Non come negli Stati Uniti, dove si trovano tutti i tipi di realtà. Questo è il punto.


Dal suo punto di vista, oltre a estrapolare dal contesto la citazione del Pontefice della frase di Feyerabend o a parlare del “caso” Galileo, quali possono essere stati gli altri errori o artifici retorici nella comunicazione?
Prof. Israel: Non so se siano errori di comunicazione. A mio parere riflettono da un lato un degrado culturale, perché chi fa una cosa del genere e non se ne vergogna, o addirittura non se ne rende conto (come in certi casi ho constatato), è una persona che culturalmente è caduta di livello.
In altri casi ho constatato che c'è un accanimento viscerale che preme su qualsiasi cosa. Ho avuto una discussione proprio poco fa per posta elettronica con un collega. Alla fine si è rivelato sordo a qualsiasi argomento, e non riuscendo a rispondere, mi ha detto semplicemente che il Papa non doveva venire, che deve solo chiedere scusa per il resto della sua vita, e cose di questo tipo. O addirittura scrivendo che solo chi conosce tutti i teoremi della matematica può permettersi di parlare di scienze. Che dire? Penso che ci sia una componente di astio anche estremamente forte in molte persone.


Ha avuto delle ripercussioni o ha subito critiche e attacchi per essersi schierato in questi giorni?
Prof. Israel: Non ho visto molta gente in questo periodo, ma è la solita situazione. Cioè chi prende posizioni come quelle che prendo io, paga un prezzo. Ci sono persone che non ti parlano più, perché, ripeto, è un clima fortemente fazioso.

Link Zenit

martedì, gennaio 15, 2008

L'Epifania, simbolo dell'armonia tra scienza e fede

La festività dell'Epifania, quando i Magi concludono il loro cammino e raggiungono Gesù Bambino, ha una forte valenza simbolica, sia per l'omaggio che questi antichi scienziati (degli astronomi del tempo) rendono al Salvatore, sia per il loro lungo percorso di ricerca che alla fine li conduce a Dio.

Per Gaspare, Melchiorre e Baldassare, sono proprio lo studio dei fenomeni astronomici, la loro coincidenza con quanto profetizzato dalle Antiche Scritture, e la loro fede, ciò che permette di arrivare a Dio. Per un quarto studioso, partito con lo stesso obiettivo, i dubbi e la mancanza di sufficiente fede sono invece l'ostacolo insormontabile, che lo spinge a fermarsi.

Sull'argomento, analizzato dal DISF in una scheda (link), sono state pubblicati in questi giorni una intervista (link) di Radio Vaticana a Monsignor Luigi Negri (teologo e vescovo della diocesi di San Marino – Montefeltro), e un articolo di Korazym (link).

Monsignor Negri ha spiegato come i Magi rappresentino “la potenza intellettuale che si china all’umiltà di Dio”, e i loro doni simboleggino “la tensione alla verità e anche il senso alla impossibilità di arrivare, da parte della ragione umana, alla verità”.

L'Epifania è quindi “una icona di quella che Giovanni Paolo II nella Fides et Ratio chiamava 'l’inevitabile sinergia di fede e di ragione', che si attua poi con un potenziamento reciproco di queste due grandi facoltà umane”.

E la rinuncia del quarto Mago mostra come “la ricerca della verità” non possa “essere fatta soltanto con un’intelligenza intesa in senso cartesiano-kantiano”, ma debba essere “una ricerca insieme dell’intelligenza e del cuore”.

Citando San Tommaso d’Aquino, Monsignor Negri spiega che “la ragione ricerca inequivocabilmente il mistero dell’essere”, ma lo raggiunge “non senza gravi difficoltà, non senza l’esperienza di rovinosi errori”.

La ragione, da sola, è insufficiente, e solamente “la gratuità della fede può sanare, perché anche la ragione ha bisogno di essere sanata da quella bellissima immagine del Cristo-medico che Benedetto XVI ha evocato in modo così commosso e commovente nella Spe salvi”.

L'insegnamento che la storia dei Magi propone agli uomini, e in particolare ai giovani, conclude Monsignor Negri, è che “l’unica grande moralità dell’uomo è amare la verità più di se stessi. I Magi si sono affidati a un segno, come è la cometa, anziché perseguire soltanto quello che fino ad allora avevano trovato con la loro intelligenza”.
PC

giovedì, gennaio 10, 2008

Prossimi Eventi. Master in Scienza e Fede

“Il Pontificio Consiglio della Cultura e il dialogo scienza-fede”


Conferenza di Mons. Melchor Sánchez de Toca y Alameda (Pontificio Consiglio della Cultura), per il corso Scienza e religione: storia dei rapporti recenti tra scienza e fede (Don Paul Haffner e collaboratori).


15 gennaio 2008, dalle 15.30 alle 17.00

Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Aula Masters





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“Dall'Atomo all'Uomo: determinismo, diversità, complessità"

Conferenza del Prof. Vincenzo Balzani (Professore di Chimica all'Università di Bologna)


Martedì 15 gennaio 2008, dalle ore 17.10 alle ore 18.40


Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Aula Masters


“There Is a God”.

Antony Flew, Roy Abraham Varghese

La “conversione” di Antony Flew



Con “There Is a God” il libro appena pubblicato negli Stati Uniti per Harper Collins, Antony Flew, il filosofo della scienza autore di “God and Philosophy” (1966) e in passato conosciuto come il più importante esponente dell'ateismo, completa la propria “conversione”.

Già nel 2004 si era definito come “ex ateo”, dichiarando di aver perso le proprie certezze nella non esistenza di Dio.

La spinta determinante era venuta dalla lettura di due libri, “L'Universo Sapiente” (Il Saggiatore), di Gerald Schroeder (ebreo) e “The Wonder of the World”, del giornalista cattolico Roy Abraham Varghese.

E proprio con Varghese Flews ha scritto il libro, in cui spiega il percorso umano e intellettuale che lo ha portato a credere in Dio.

Perchè la sua nuova fede, spiega, non è nata da voci interiori o esperienze mistiche, ma, come lui stesso ha dichiarato in una intervista a
To The Source, “è stata la stessa evidenza che mi ha condotto a questa conclusione”, ovvero ad “essere un deista”, che crede “che Dio è una persona ma non un soggetto con cui si può avere una discussione. È l’essere eterno, il Creatore dell’universo. Accetto il Dio di Aristotele”.

Due sono stati gli elementi principali alla base della sue conclusioni: la “crescente empatia verso lo sguardo di Einstein e altri noti scienziati secondo i quali ci deve essere stata un’Intelligenza dietro la complessità integrata dell’universo fisico”, e il suo “sguardo personale che ha integrato questa medesima complessità”.

Per Flew, che critica Richard Dawkins e gli altri epigoni dell'ateismo militante, in particolare il tentativo di Dawkins di giustificare le origini della vita come semplice frutto casuale di una “occasione fortunata”, in realtà “l’origine della vita e la riproduzione non possono essere semplicemente spiegate da un punto di vista biologico, nonostante i numerosi tentativi che sono stati fatti in questo senso”, e “mentre facciamo sempre più scoperte sulla ricchezza e l’intelligenza della vita, pare sempre meno plausibile che un brodo chimico abbia potuto generare in maniera magica il codice genetico”.

Le origini “delle leggi della natura e della vita, nonché quelle dell’universo, portano chiaramente verso una Sorgente intelligente”.

PC

Fonti: Avvenire, 6 dicembre 2007 -
To The Source

Nuovo sito web SRM

Come avevamo anticipato, abbiamo realizzato e pubblicato la nuova versione base del sito web SRM – Science and Religion in Media.

Il sito, in fase di completo aggiornamento, oltre ad essere più semplice e di più immediata lettura, avrà a breve funzioni di ricerca sui blog, le news e all'interno del sito stesso, ed è stato modificato graficamente.

Indirizzo (www.srmedia.org) e contatti restano invariati, mentre i blogs a breve saranno aggiornati ed integrati all'interno del sito, strutturati come News SRM.

Nei prossimi giorni invieremo un messaggio con le indicazioni delle modifiche attuate e della struttura del sito.

Vi preghiamo di inviarci eventuali segnalazioni, commenti o suggerimenti all'indirizzo direttore@srmedia.org, oppure info@srmedia.org.


P. Rafael Pascual
Dean of School of Philosophy, and Director of Science and Faith Diploma Program

Paolo Centofanti
Direttore SRM - Master in Scienza e Fede

L'Universo in espansione accelerata mette in discussione la tradizionale teoria del Big Bang

Luigi dell'Aglio intervista William Shea.

In base alla teoria di Newton sulla gravitazione universale, spiega Shea, titolare della Cattedra Galileiana di Storia della Scienza all'Università di Padova, e membro dell'Accademia Reale delle Scienze di Stoccolma (il comitato che assegna i Premi Nobel), dopo il Big Bang, l'espansione dell'universo “avrebbe dovuto attenuarsi”. Invece è stato verificato che “il processo di espansione è sempre più veloce”.

Anche per l'evoluzione termica dell'universo, che dovrebbe “raffreddarsi, lentamente e progressivamente”, le teorie tradizionali contrastano con le oservazioni concrete: “notiamo un cambiamento nello spettro – sottolinea Shea - continuamente confermato dalle osservazioni fatte dai satelliti che girano attorno alla Terra”. E un “altro mistero” è il fatto che la materia sia distribuita nell'Universo “in modo relativamente uniforme, i corpi celesti addensati sono pochissimi; e invece, secondo la teoria newtoniana, per via della reciproca attrazione dei corpi, l'addensamento della materia dovrebbe risultare molto maggiore”.

Varie le teorie che tentano di spiegare tali fenomeni, tra cui quelle dell'americano Alan Guth, di Stephen Hawking con la cosmologia quantistica , della teoria delle “bolle” e del multiverso (pluralità di universi).

“Oggi – spiega Shea - alcuni pensano che esistano molti universi o' bolle', e una di queste 'bolle' sarebbe il nostro Universo. I vari universi si troverebbero l'uno accanto all'altro, ma non potrebbero comunicare fra loro e sarebbero governati da leggi fisiche diverse».

Tra le incertezze, ci troviamo comunque in “un momento di grande impegno per la cosmologia” e in “una fase di passaggio molto affascinante” ed “appassionante soprattutto per i credenti: come diceva Galileo, leggere il libro della natura è come entrare nel disegno del Creatore”.

Nell'intervista Shea ha poi parlato del dialogo tra scienza e fede: “la scienza – ha affermato - non può ignorare la dimensione spirituale del mondo e dell'uomo. E, d'altro canto, i credenti hanno il dovere di studiare la scienza”.

“Parlare di Galileo - ha proseguito Shea, che ha recentemente pubblicato 'Galileo in Rome' e 'Galileo observed', è quindi - attualissimo. Il suo caso può insegnarci a prevenire le incomprensioni”.

Nei giorni scorsi Shea aveva anche confermato l'autenticità del ritratto dello scienziato, opera di Ottavio Leoni.
PC
Da Avvenire del 23 dicembre 2007

Link Euresis

lunedì, gennaio 07, 2008

Prossimi Eventi

Master in Scienza e Fede

“Scienza e Religione nell'Illuminismo Francese”
Conferenza del Prof. Juan Arana (Universidad de Sevilla)
Martedì 8 gennaio 2008, dalle ore 15.30 alle ore 17.00
Ci sarà traduzione simultanea in italiano
Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Aula Masters

Link Conferenza
Link Master in Scienza e Fede
Link Conferenze Master in Scienza e Fede



Dall´Atomo all´Uomo: Determinismo, Diversità, Complessità
Conferenza del Prof. Vincenzo Balzani (Università di Bologna)
8 gennaio 2008, dalle ore 17.10 alle ore 18.40
La conferenza si terrà a Bologna, nella sede dell’Istituto Veritatis Splendor, e sarà trasmessa per videoconferenza a Roma
Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Aula Masters

Link Conferenza
Link Master in Scienza e Fede
Link Conferenze Master in Scienza e Fede

“Taking Science on Faith”

E' il titolo di un articolo del New York Times, pubblicato il 24 novembre scorso da Paul Davies, l'autore di “La mente di Dio”, e del recente ''Una fortuna cosmica. La vita nell'universo: coincidenza o progetto divino?'' (Mondadori).
Davies, partendo dal confronto tra la scienza, “la più affidabile forma di conoscenza sul mondo, perchè è basata su ipotesi verificabili”, e la religione, che “al contrario, è basata sulla fede”, spiega come invece la stessa scienza abbia il “proprio sistema di credenze basato sulla fede”.
La scienza infatti “procede sul presupposto che la natura è ordinata in un modo razionale e intellegibile”, e gli scienziati, quando estendono le proprie ricerche oltre i limiti precedenti, si attendono sempre di avere la conferma di tale presupposto. Ciò è maggiormente evidente nelle “leggi della fisica, le regole fondamentali con cui la natura procede”.
Però, si chiede Davis, “queste leggi da dove provengono ? e perchè hanno la forma che hanno ?”
La scienza, spiega Davis, non è in grado di rispondere, e da studenti (raccontando la propria esperienza), si impara a conoscere e “scoprire le leggi e ad applicarle, non a indagare sulla loro provenienza”.
“Perciò – prosegue – per essere uno scienziato devi avere fede che l'universo è governato da leggi dipendenti, immutabili, assolute, universali, matematiche, di origne non determinata”.
Davies continua citando le teorie della pluralità di universi, o multi-verso, per le quali tali leggi potrebbero non essere nemmeno così immutabili e universali, ma variabili da universo ad universo, appunto, localmente, “in una scala mega-cosmica”.
Ma anche qui il problema resta, e viene “semplicemente spostato di livello, dalle leggi dell'universo alle meta-leggi del multiverso”.
Ne consegue che “sia la religione che la scienza sono fondate sulla fede”, sul credere “nell'esistenza di qualcosa al di fuori dell'universo, come un non spiegato Dio, o un non spiegato insieme di leggi fisiche”, e che entrambe, religione e scienza, non sono in grado di spiegare completamente la realtà fisica.
Davies propone di considerare “le leggi della fisica e l'universo che regolano, come parte integrante in un sistema unitario”, e conclude che “finchè la scienza non verrà fuori con una teoria verificabile delle leggi dell'universo, la sua affermazione di essere libera da fede sarà manifestamente falsa”.
PC
Photo credit: Arizona State University - Photographer: Tom Story

venerdì, gennaio 04, 2008

Papa Benedetto XVI: Difendere il Creato come messaggio di Dio

Durante il periodo di Natale, Il Pontefice è tornato ad affermare la necessità di difendere il Creato.

Nel corso dell'udienza con i Cardinali e i membri della Curia Romana e del Governatorato per gli Auguri di Natale, il 21 dicembre scorso, il Pontefice, ricordando il suo recente viaggio in Brasile, ha spiegato che occorre “difendere la creazione, non soltanto in vista delle nostre utilità, ma per se stessa – come messaggio del Creatore, come dono di bellezza, che è promessa e speranza”.

“L’uomo – ha spiegato - ha bisogno della trascendenza. Solo Dio basta, ha detto Teresa d’Avila. Se Lui viene a mancare, allora l’uomo deve cercare di superare da sé i confini del mondo, di aprire davanti a sé lo spazio sconfinato per il quale è stato creato.”

Link
discorso integrale (Sito Vaticano)
Link
Zenit

giovedì, gennaio 03, 2008