lunedì, settembre 15, 2008

L'Arcivescovo Gianfranco Ravasi: Lourdes disseta la sete di bellezza

Intervista con il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura

di Paolo Centofanti

CITTÀ DEL VATICANO, lunedì, 25 agosto, 2008 (ZENIT.org).- Quest'anno si celebra il 150° anniversario delle apparizioni della Vergine alla piccola Bernadette Soubirou. Papa Benedetto XVI si recherà in Francia visitando, dopo Parigi (dal 12 al 13 settembre), Lourdes e la grotta di Massabielle.

In concomitanza con le celebrazioni, cresce il numero di pellegrini che si recano al Santuario, al punto che l'Unitalsi ha dovuto organizzare un maggior numero di "treni bianchi".

Si moltiplicano poi gli eventi destinati a commemorare l'evento, come il Congresso internazionale “I pellegrinaggi: percorsi storici, percorsi di fede e percorsi geografici”, che si svolgerà a Roma dal 17 al 19 settembre.

Per saperne di più sulle iniziative in corso, e per una analisi del "fenomeno" Lourdes e del suo valore per i credenti e le Chiesa, ZENIT ha intervistato monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione dei Beni Culturali.

Un colloquio amichevole, in cui monsignor Ravasi ha colto l'opportunità per parlare dell'importanza del sacro e della figura mariana nell'arte, e anticipare alcune iniziative promosse dai Dicasteri da lui presieduti.


Quest'anno si festeggiano i 150 anni dalle apparizioni di Lourdes. Quali sono le iniziative più importanti e quali le vostre eventuali attività o collaborazioni?

Mons. Ravasi: Dobbiamo dire che noi, strettamente parlando, non possiamo coprire ciò che viene fatto da parte di altri Dicasteri vaticani, che su un evento di questo genere investono molto di più, perché un po' fa parte della loro missione.

Vorrei segnalare soltanto due elementi che sono caratteristici del nostro Dicastero e che mi permettono forse di parlare anche di un'altra delle attività che il Pontificio Consiglio della Cultura realizza. Da un lato, e questo è un dato soltanto direi di cronaca, ma significativo, il Legato Pontificio per queste celebrazioni è il mio predecessore, il Cardinale Paul Poupard; quindi abbiamo in un certo senso simbolicamente la nostra presenza, attraverso colui che è stato una persona fondamentale nella costituzione di questo Dicastero e nella sua vita.

Vi è una seconda considerazione che vorrei fare, anche se non è direttamente collegata a questo evento di Lourdes. Noi, attraverso un nostro dipartimento, e attraverso poi un altro Dicastero che presiedo, che è la Pontificia Commissione dei Beni Culturali, ci interessiamo molto dell'arte. E l'arte naturalmente ha un orizzonte molto vasto, pensiamo per esempio che cos'è l'iconografia.
Ecco, io penso che si potrà, nell'interno di questo ambito, favorire sempre di più un'arte sacra, che abbia in sé una componente importante che, lo sappiamo, è la componente mariana; pensiamo che cos'è nella storia dell'arte la figura di Maria.

Finalità per le quali lei, con i suoi Dicasteri, sta portando avanti progetti specifici...

Mons. Ravasi: Sì. Vorrei innanzitutto ricordare un'idea che ho in un certo senso lanciato, anche se non come Pontificio Consiglio della Cultura, ma come Pontificia Commissione dei Beni Culturali: la probabile presenza, non diretta ma parallela, alla Biennale di Venezia del prossimo anno.
Questa presenza della Santa Sede, che vorrei realizzare, ha proprio lo scopo di favorire una nuova arte che tenga conto anche dei grandi soggetti religiosi, ivi compreso il soggetto mariano, e non solo.
Perché il dialogo con l'architettura c'è: le chiese moderne vengono costruite effettivamente da grandi architetti a livello internazionale, quali Renzo Piano, Mario Botta, Kenzo Tange, Tadao Ando, Alvaro Siza e altri.
Però queste chiese nell'interno o sono spoglie, perché hanno soltanto l'architettura della luce, o hanno immagini di cattivo gusto, oppure hanno la presenza dell'artigianato soltanto, e non invece, come accadeva in passato, grandi opere d'arte.
Pensiamo alle grandi chiese del Cinquecento, dell'arte barocca, che avevano in sé la meraviglia dell'architettura, ma anche la presenza di artisti come Bernini, per esempio, oppure Tiziano, Veronese. Pensiamo alle grandi chiese veneziane, quali presenze altissime hanno, dal punto di vista della storia dell'arte.
Ecco, io vorrei, attraverso questo esperimento che vogliamo realizzare con la Biennale di Venezia, sollecitare i grandi artisti contemporanei. Faccio solo qualche nome, per esempio negli Stati Uniti Bill Viola, Anish Kapoor per l'India, per l'Europa Jannis Kounellis.
Grandi artisti, che ritornino ancora a rappresentare le grandi immagini religiose, creando anche un interesse da parte della committenza stessa, cioè delle autorità ecclesiali, affinchè ripropongano ancora le grandi opere nell'interno delle loro chiese.

Un altro capitolo importante potrebbe essere poi anche il capitolo della cinematografia, in modo che ritorni ancora ad essere viva; una cinematografia che proponga non documentari di bassa qualità, ma che proponga per esempio il grande cinema, con le grandi domande. Pensiamo a nomi come Bergman, Bresson, Dreyer, o anche più vicino a noi Olmi, lo stesso Rossellini, che si era interessato di questi temi.
Come Pontificio Consiglio della Cultura abbiamo stimolato, costituito e favorito una scuola che porta il titolo di "Filmare l'invisibile", e che è attualmente a Guadalajara in Messico, e che ha sollecitato subito l'interesse della New York Film Academy e degli Universal Studios di Los Angeles; con entrambi ora siamo in collaborazione. Il che vuol dire che alla fine proporre una filmografia vuol dire sollecitare interessi molto maggiori di quanto si immagini.

Ecco forse l'arte potrebbe essere il modo per riproporre ancora la figura di Maria, ma anche la figura delle grandi immagini e dei grandi personaggi, a partire da Cristo naturalmente, della tradizione cristiana.

Qual è la specificità di Lourdes, e perché ancora oggi continua a essere così importante per i credenti ?

Mons. Ravasi: Penso alla devozione mariana, che sappiamo essere una delle componenti caratteristiche della tradizione, non soltanto cattolica; pensiamo al mondo ortodosso, oppure anche a Lutero che aveva scritto un Magnificat di grande intensità, e parlava spessissimo con rispetto della "dolce madre di Cristo".
Al di là di questo, dell'elemento cioè strettamente religioso, immediato, legato alla figura della Madonna, e al di là, dobbiamo dire, della speranza che alla fine il pellegrino ha (anche a volte una speranza di guarigione), penso che una componente importante sia il tema della spiritualità e della religiosità.
E' per questo che Lourdes, più che non certi altri luoghi di apparizioni più clamorose, basati più su idee quasi di tipo sensazionale, sia invece il ritorno alla coscienza, alla spiritualità, alla liturgia, alla conversione. Difatti, penso che le grandi celebrazioni liturgiche di Lourdes siano celebrazioni esemplari, sia per la musica, sia per i canti, sia per la partecipazione.
Ecco, forse i santuari devono diventare come un grande luogo di esemplarità della vita di fede, un grande luogo in cui si annuncia la fede. E forse la presenza così numerosa e variegata di pellegrini, può diventare l'elemento che fa tornare questi pellegrini nelle loro terre con una carica interiore più viva.


ZI08082505 - 25/08/2008Permalink:
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L'uomo per la cultura del Papa analizza il nuovo interesse per la Bibbia

Intervista all'Arcivescovo Ravasi in preparazione del Sinodo della Parola

di Paolo Centofanti


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 31 luglio 2008 (ZENIT.org).- L'uomo per la cultura di Benedetto XVI, l'Arcivescovo Gianfranco Ravasi, constata un rinnovato interesse per le Sacre Scritture e la volontà di sostenerne lo studio e l'analisi.

Lo testimoniano una recente indagine realizzata sulla conoscenza della Bibbia da parte dei fedeli e il progetto che ne vedrà a ottobre la lettura in tv, su Rai 1 (cfr. ZENIT, 3 luglio 2008).

I Sacri testi saranno declamati da Papa Benedetto XVI (che aprirà e chiuderà i 7 giorni continui di lettura), da esponenti delle comunità che basano la propria religione sul Vecchio Testamento (come il Rabbino Capo della Comunità Ebraica, Riccardo Di Segni) e dai fedeli che si iscriveranno online. L'iniziativa è organizzata in occasione del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio.

ZENIT ne ha parlato con monsignor Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione dei Beni Culturali, che ha spiegato il progetto e ha illustrato i risultati dell'indagine.

Nei mesi scorsi è stata presentata in Vaticano una ricerca sociale sulla Bibbia e la sua conoscenza. Può dirci quali sono state le motivazioni e quali sono gli obiettivi?

Monsignor Ravasi: Questa ricerca è stata effettuata dalla Federazione Biblica Cattolica internazionale, che è una istituzione a sé stante, che ha connessioni con il Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani.

E' una ricerca che è stata realizzata soprattutto in connessione con il Sinodo dei Vescovi, che quest'anno sarà dedicato proprio alla Bibbia.

Una ricerca che aveva anche il significato di fare il punto, dopo circa 40 anni dal Concilio Vaticano II, che aveva segnato quasi una sorta di riappropriazione della Bibbia da parte del mondo dei cattolici e della Chiesa Cattolica.

La Bibbia era certamente conosciuta anche precedentemente, soprattutto attraverso la liturgia, la catechesi, ma non in una maniera così sistematica e continua come è avvenuto dopo, soprattutto dopo quel documento fondamentale che è stato la Dei Verbum, questo testo sulla divina rivelazione del Concilio Vaticano II

Questo quindi era lo scopo principale, riuscire in qualche modo a testare la sensibilità nei confronti della Bibbia delle comunità ecclesiali di nove Nazioni, a cui si aggiungeranno tra poco altre quattro, in modo da poter avere una visione articolata e completa del rapporto tra la parola di Dio e le comunità.

Quali sono stati i risultati dell'indagine?
Monsignor Ravasi: Devo dire che i risultati sono stati molto articolati, proprio perché lo schema e la struttura dell'investigazione erano molto accurati, entrando anche in aspetti inediti, e la campionatura era molto vasta.

Possiamo veramente dire che sono risultati interessanti e fondati, sempre naturalmente con tutti i limiti che hanno queste rilevazioni.

Si potrebbero fare almeno due considerazioni su questa base, questo paniere enorme di dati.

La prima è che indubbiamente in alcuni Paesi rispetto ad altri c'è ancora una distanza notevole dal testo sacro, dalla Bibbia.

Facciamo solo un esempio di un modello di questa investigazione, che può diventare significativo.

Vi è per esempio la domanda sulla lettura di una pagina biblica nell'arco dell'ultimo anno.

Negli Stati Uniti è il 73% della popolazione ad aver letto un testo biblico nell'ultimo anno. Il che vuol dire quasi la totalità di tutti coloro che hanno abitudine alla lettura.

Dall'altra parte arriviamo invece ad esempio in Italia, e troviamo che soltanto un quarto dei lettori italiani ha preso in mano nell'arco dell'ultimo anno almeno una pagina biblica.

Questo è un esempio. Le risposte sono appunto molto variegate e in alcuni Paesi il cammino è molto lungo da fare.

Curiosamente, uno dei Paesi ultimi in assoluto, a sorpresa anche perché è un Paese cattolico di grandi tradizioni, ma che probabilmente segna veramente una sorta di iato con il suo passato, è la Spagna, che risulta quasi sempre ultima in questo approccio.

La seconda considerazione è che però c'è indubbiamente, in molti, il desiderio di ritornare a questo testo, soprattutto considerandolo non soltanto, come è ovvio per il credente, norma di vita, lampada per i passi nel cammino della vita (per usare una frase della Bibbia stessa), ma anche come grande testo della cultura; quello che si suol dire "il Grande Codice", usando questa espressione che era di un poeta e pittore inglese, William Blake, che è stata ripresa da grande critico canadese, Norton Frye, che l'ha fatto diventare il titolo di un suo saggio molto importante.

Grande Codice perché era il punto di riferimento della cultura.

E qui voglio citare un elemento molto significativo: in Italia un numero notevole di persone, il 63%, esige che nella scuola si inserisca la lettura della Bibbia.

Alcune settimane fa è stato presentato un progetto di lettura in televisione della Bibbia, può parlarcene?

Monsignor Ravasi: E' stato un progetto concepito soprattutto da Rai1, la quale ha voluto che in occasione del Sinodo dei Vescovi di ottobre vi fosse la possibilità di proporre in maniera integrale tutte le Scritture dell'Antico e del Nuovo Testamento.

Ad aprire questa lettura, che durerà un'intera settimana, giorno e notte, sarà il Papa stesso che leggerà in diretta la prima pagina in assoluto della Bibbia e delle Scritture ebraiche e cristiane, cioè il capitolo I della Genesi.

Questo testo verrà poi subito dopo letto in ebraico dal Rabbino Capo di Roma, in modo tale da avere anche la testimonianza della comunità che ha al centro le Scritture dell'Antico Testamento.

Poi ci saranno voci delle varie confessioni cristiane, e dopo le voci cristiane naturalmente vi saranno tutti coloro che ritenendo significativo il loro desiderio di proclamare questo testo lo leggeranno.

Naturalmente saranno dei brani già definiti, ci si iscriverà attraverso via informatica e si comincerà questo lungo itinerario che avrà al suo interno soprattutto questo scopo: cercare di proporre la Parola.

Una parola che risuoni solenne in mezzo alle molte chiacchiere che la stessa televisione offre, e che il nostro mondo attualmente usa, così da costituire quasi una specie di brusio, di rumore di fondo della civiltà contemporanea.

Queste invece sono parole che in qualche modo "incidono" ferite nell'abitudine, "incidono" messaggi, ed è per questa ragione che è significativo che la Parola sia letta in questa forma corale, in modo tale che non sia più concepita soltanto come una componente religiosa, ma sia una vera e propria testimonianza della cultura, della civiltà, dell'umanità.

Tant'è vero che qualora un non credente, un ateo, un agnostico o anche un musulmano o un appartenente ad un'altra religione desiderasse proclamare questa parola, non si esclude che lo possa fare.

L'importante è che appunto sia iscritto a questa lunga voce ininterrotta, che propone la Parola di Dio per i credenti, il grande testo della cultura e della civiltà occidentale per tutti.


ZI08073110 - 31/07/2008 Permalink: http://www.zenit.org/article-15164?l=italian

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