Un ricorso in Tribunale non è mai per un dipendente una scelta semplice, né qualcosa da intraprendere a cuor leggero: sancisce la involontaria rottura di uno sperato equilibrio con l’azienda; è vissuto spesso come un fallimento personale e professionale; comporta oneri economici e di tempo notevoli, stress, ansia e paure per le possibili decisioni e valutazioni dei Giudici; la triste consapevolezza che inizia una nuova forma di relazione con l’azienda, che probabilmente non potrà che essere, anche in futuro, conflittuale.
Proprio per tali ragioni, solitamente un dipendente difficilmente arriva a contenziosi con la propria azienda, anche quando ha forti ragioni dalla propria parte. A meno che ovviamente non sia stato licenziato, o sia sul punto di esserlo: in tal caso l’azione legale è parte di una lotta per recuperare o conservare il proprio lavoro. Soprattutto in Italia, dove trovare un altro posto di lavoro, soprattutto per chi supera i quarant’anni, è una chimera.
Per le aziende invece le cause di lavoro sono una attività burocratica, un evento come un altro, che in imprese che gestiscono dipendenti e collaboratori come numeri, diventano solo un ulteriore numero: processo o processi da gestire, dal punto di vista giuridico e procedurale, che per una grande azienda portano pure a perdite economiche minime. Nel caso poi in cui ci si voglia liberare di uno o più dipendenti, sono spesso viste come un momento necessario per arrivare a tale obiettivo.