Il Prof. Francesco D’Agostino, ordinario di Filosofia del Diritto all’Università di Roma Tor Vergata e presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica, in un articolo su Avvenire riflette sulle "conseguenze filosofiche e morali che i neuroscienziati continuano arbitrariamente a trarre dalle loro ricerche”.
Secondo alcuni ricercatori, "la scienza ha svelato, o starebbe comunque per svelare, l'origine "biologico-genetica" della moralità"; “i sentimenti morali sarebbero uno dei prodotti dell’evoluzione”, e la stessa "anima, l'ipotesi di un Dio, in cui l'essere e il bene coinciderebbero nel loro principio e che, creando l'uomo a sua immagine, avrebbe così creato l'unico essere "naturale", in grado di orientarsi consapevolmente al bene, sarebbero da ritenere oramai tutte obsolete."
Ma "bene e male sono scientificamente un mistero, perché sono dimensioni dell'esperienza nello stesso tempo assolutamente reali, ma anche assolutamente immateriali", ed è illusorio e scorretto affermare la possibilità di identificare una zona cerebrale che possa essere attivata per indurre una persona a comportrsi bene o male.
La scienza non è in grado di identificare nè la santità nè la malvagità, è "disarmata" di fronte al problema, di individuare e motivare il bene e il male, come "invece riescono a fare, pur con la loro fragilità, sia la filosofia che la teologia, due forme di sapere che non si illudono di poter, da sole, orientare l'uomo al bene, ma che del bene e del male sanno almeno come parlare."
Link Avvenire
Secondo alcuni ricercatori, "la scienza ha svelato, o starebbe comunque per svelare, l'origine "biologico-genetica" della moralità"; “i sentimenti morali sarebbero uno dei prodotti dell’evoluzione”, e la stessa "anima, l'ipotesi di un Dio, in cui l'essere e il bene coinciderebbero nel loro principio e che, creando l'uomo a sua immagine, avrebbe così creato l'unico essere "naturale", in grado di orientarsi consapevolmente al bene, sarebbero da ritenere oramai tutte obsolete."
Ma "bene e male sono scientificamente un mistero, perché sono dimensioni dell'esperienza nello stesso tempo assolutamente reali, ma anche assolutamente immateriali", ed è illusorio e scorretto affermare la possibilità di identificare una zona cerebrale che possa essere attivata per indurre una persona a comportrsi bene o male.
La scienza non è in grado di identificare nè la santità nè la malvagità, è "disarmata" di fronte al problema, di individuare e motivare il bene e il male, come "invece riescono a fare, pur con la loro fragilità, sia la filosofia che la teologia, due forme di sapere che non si illudono di poter, da sole, orientare l'uomo al bene, ma che del bene e del male sanno almeno come parlare."
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