martedì, marzo 04, 2008

Il Distinguished Programme Development Committee STOQ in visita all'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum

Mons. Josef Zycinski, Arcivescovo di Lublino, Il Prof. Dominique Lambert, dell’Università di Namur (Belgio) e il Prof. Xavier Le Pichon, del Collège de France, membri del Comitato, hanno visitato lo scorso 27 febbraio l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.

La delegazione ha incontrato il Rettore dell'Ateneo, P. Pedro Barajon LC, il Direttore del Master in Scienza e Fede, P. Rafael Pascual LC, i docenti, studenti e staff del Master e dell’Ateneo, e i responsabili dei diversi gruppi di studio e di ricerca del Master, tra cui Paolo Centofanti, Direttore di SRM – Science and Religion in Media.

L'incontro è stata una importante opportunità non solo per informare i membri del Comitato sulle attività del Master e dei Gruppi di Studio, ma anche per valutare alcune linee di tendenza e di interesse, come le collaborazioni internazionali (già definite o in fase di concretizzazione), il ruolo e il peso della comunicazione e dell'informazione nel definire il rapporto tra scienza e fede, gli aspetti di informazione e comunicazione sulle attività STOQ, nuove idee e ipotesi di nuovi progetti e attività.

P. Rafael Pascual LC ha presentato le attività del Master in Scienza e Fede, e dei Gruppi di Studio.

Paolo Centofanti ha illustrato le realizzazioni e i prossimi progetti di SRM - Science and Religion in Media.

Gianluca Casagrande ha presentato il Gruppo di Studio Geoastrolab, mostrando la stazione meteo e la postazione di gestione del sistema e dei dati.

Hanno partecipato all'incontro anche Mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, Sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Cultura e Coordinatore Generale del Progetto STOQ e P. Tomasz Trafny, Officiale del Pontificio Consiglio della Cultura e Vicecoordinatore del Progetto STOQ.

Link SRM

La visita di Papa Benedetto XVI negli Stati Uniti: al centro, il rapporto tra fede e ragione

Papa Benedetto XVI, accogliendo l'invito all'Organizzazione delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, Segretario Generale ONU, sarà negli Stati Uniti dal 16 al 20 aprile.

Tema della visita negli Stati Uniti, collegandosi all'ultima enciclica del Santo Padre, “Spe Salvi”, sarà “Cristo Nostra Speranza”.

Tra gli argomenti affrontati, grande importanze per il rapporto tra fede e ragione, come sottolineato anche da un comunicato della Casa Bianca (link). Nel comunicato si legge che “Il Presidente e la Sig.ra Bush daranno il benvenuto a Sua Santità Papa Benedetto XVI”, che visiterà la Casa Bianca il 16 di aprile, e che “il Presidente e il Santo Padre proseguiranno le discussioni che erano iniziate durante la visita del Presidente in Vaticano, a giugno 2007, sul loro comune impegno per l'importanza di fede e ragione nel conseguire obiettivi condivisi”.

Tra questi, “accrescere la pace in Medio Oriente e in altre travagliate regioni, promuovere la comprensione inter-religiosa, e rafforzare i diritti umani e la libertà, specialmente religiosa, in tutto il mondo”. Obiettivi che sono stati presentati il giorno dell'arrivo a Roma del nuovo ambasciatore americano presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon, già Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, e membro del Pontifico Consiglio per i Laici.

La signora Glendon, cattolica, esperta di bioetica, diritto costituzionale comparato e diritti umani, docente universitaria, ha dichiarato che "le relazioni tra Stati Uniti e Santa Sede hanno al loro centro l'impegno comune per la dignità di ogni uomo, donna e bambino".

Sulla prossima visita papale è stato realizzato un apposito sito web, www.uspapalvisit.org, dove è possibile reperire informazioni, insieme ai siti delle diocesi di Washington e New York e ovviamente ai siti Vaticani.

Recensioni: “L'anima e il suo destino” - 2

Corrado Marucci, La Civiltà Cattolica

Da L'Osservatore Romano del 2 febbraio 2008

Anche Corrado Marucci, su “La Civiltà Cattolica” critica fortemente il volume di Mancuso.

Quella di Mancuso, spiega, è una sorta di "teologia laica" , concepita in modo “tale da poter sussistere di fronte alla scienza e alla filosofia".

Tra gli errori, l'avere come “referente”, la "coscienza laica", ovvero "la ricerca della verità in sé e per sé"; l'attribuire “alla dottrina ecclesiale l'idea che per essa l'anima sia una sostanza, cosa assolutamente erronea”; l'idea, nel capitolo sull'origine dell'anima, “che lo spirito, in quanto energia, possa derivare dalla materia”, e sia quindi possibile “un concetto di spirito che non è quello di cui parla tutta la tradizione cristiana”, ma sembra “appellarsi alla fisica einsteiniana”, con una “idea perlomeno bizzarra”.

Anche il dichiarare “tutti i contenuti veicolati dal dogma del peccato originale devono essere riformulati o abbandonati” è un errore grave, teologicamente inaccettabile, così come il tentare di confutare (un intero capitolo) il “dogma dell'eternità” dell'inferno; ancora più grave sostenere “che non ci sarà alcun ritorno del Gesù glorioso”, e che le frasi corrispondenti questa nuova venuta, presenti nel Nuovo Testamento, sarebbero “errori di Gesù e di Paolo”.

Singolare, per Marucci, anche che Mancuso possa spiegare perché "Dio non è mai intervenuto direttamente nella storia" e perché "non tutta la Bibbia è parola di Dio".

Marucci traccia un giudizio sull'opera totalmente negativo. “L'assenza quasi totale di una teologia biblica e della recente letteratura teologica non italiana, – conclude - oltre all'assunzione più o meno esplicita di numerose premesse filosoficamente erronee o perlomeno fantasiose, conduce l'autore a negare o perlomeno svuotare di significato circa una dozzina di dogmi della Chiesa cattolica”.

Il dialogo tra Scienza e Fede nel Progetto STOQ - 2

Cielo e terra, il perenne connubio
Il confronto tra Chiesa e mondo scientifico alla luce del Progetto STOQ

Di Melchor Sánchez de Toca y Alameda, Sotto-segretario Pontificio Consiglio della Cultura, Coordinatore Generale del Progetto STOQ

Agli inizi del nuovo secolo quale dia­logo è possibile tra fede e scienza, tra Chiesa e mondo scientifico? La lunga vicenda di contrapposizioni, e talvolta di chiusure, tra le due diverse prospettive culturali non si è sviluppata senza produrre dolorosi effetti. E proprio la mancanza di confronto tra mondo scientifico e mondo religioso ha generato, come sottolineava il Papa Giovanni Paolo II, a proposito del caso Galileo, «una tragica reciproca incomprensione, interpretata come il riflesso di una opposizione costitutiva tra scienza e fede». Sono così sorti i noti pregiudizi reciproci: pregiudizio della scienza verso la religione, con­siderata residuo di un passato oscuro, mitico e irrazionale; diffidenza della religione verso la scienza nel momento in cui essa minaccia di ri­durre l'uomo, e il mondo, alla sole categorie materialistiche basandosi su un razionalismo ideologizzante e ideologizzato. Il dialogo tra scienza e fede sembra venire a porsi come condizione necessaria alla definizio­ne di nuovi presupposti di collaborazione e di comprensione tra mondo scientifico e Chiesa. Le sfide suscitate dalla meccanica quantistica, dagli studi e dalle nuove teorie astrofisiche, nonché dai nuovi contributi derivanti dalle teo­rie evoluzionistiche devono potersi tradurre, do­po esigente esame critico, in idee in grado di fornire sostegno e aggiornamento agli studi filo­sofici e teologici. Ciò tenendo conto del rispetto delle particolarità epistemologiche come condi­zione necessaria per un dialogo fattivo tra disci­pline diverse. Il Progetto STOQ (Science, Theology and the Ontological Quest), nato in seguito al Giubileo degli scienziati, celebrato il 25 maggio 2000, ha raccolto la sfida: superare gli intralci al confron­to tra scienza e fede collocandosi in ideale con­tinuità con la commissione di studio del caso Galileo, istituita da Giovanni Paolo II nel 1981. Il nome stesso — STOQ — rivela evidentemente gli obiettivi da perseguire: il dialogo tra scienza, filosofia e teologia. Il Progetto vuole infatti approfondire i problemi epistemologici, storici e culturali soggiacenti al rapporto tra scienza e fede e attuare nelle università pontificie, e a più vasto livello culturale, quella visione organica del sapere auspicata da Giovanni Paolo II nel­l'enciclica Fides et Ratio (n. 35). Esso rappresen­ta un mezzo per esprimere, attraverso un vasto ventaglio di iniziative ed attività accademiche, l'attenzione verso un rinnovato dialogo tra teo­logi, filosofi e scienziati, tra la Chiesa e il mon­do della scienza. Il Pontificio Consiglio della Cultura, consape­vole dell'importanza di incentivare posizioni di dialogo su questi temi fondamentali per la cul­tura contemporanea, si è pienamente fatto cari­co di promuovere questa iniziativa che è in fase di espansione ed è sostenuta economicamente da alcune fondazioni ed organizzazioni, tra le quali anche la John Templeton Foundation. Sono coinvolte ben sei Università Pontificie — Pontificia Università Gregoriana, Pontificia Università Lateranense, Ateneo Regina Apostolorum, Pontificia Università della Santa Croce, Pontificia Università Salesiana, Pontificia Uni­versità San Tommaso d'Aquino — impegnate in una serie di iniziative di insegnamento, ricer­ca e divulgazione, le quali hanno promosso cor­si, seminari, cicli di conferenze, congressi inter­nazionali e pubblicazioni raggiungibili anche on-line relativi al rapporto tra scien­za e fede. Il progetto è aperto anche alla collaborazione con università, statali e private, europee ed america­ne ed inoltre prevede l'assegnazione di borse di studio per permettere a giovani studiosi di realizzare indagi­ni e tesi dottorali nell'ambito del rapporto tra scienza e fede. La serietà scientifica delle attività promosse da questo progetto, è garantita da un comitato (Distinguished Programme Development Committee) costituito da sedi­ci membri, tra i quali figurano eminenti perso­nalità di scienziati, di filosofi e di teologi non solo cattolici, tra cui il premio Nobel Werner Arber, Jean-Michel Dercourt, segretario perpe­tuo delle accademie delle scienze, Michael Hel­ler, membro della Pontificia Accademia delle Scienze, John Polkinghorne, cattedratico di Cambridge per la fisica delle particelle e fondatore della Società internazionale per la ricerca in scienza e religione, Josef Zycinski, membro del Comitato di biologia evoluzionista e teoreti­ca dell'Accademia delle scienze. La compresen­za di cattolici e non cattolici nell'ambito di questo comitato scientifico esprime la consape­volezza da parte della Chiesa dell'esigenza di dialogo, di ascolto e di confronto con il mondo scientifico. Questo comitato scientifico di valu­tazione si incontra periodicamente a Roma per valutare le attività del Progetto STOQ. Il 23-24 febbraio si terrà, nella sala conferenze dell'Hotel Michelangelo, l'incontro del 2008 di questi stu­diosi. Ad introdurre i lavori sarà monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha mostrato sem­pre sensibilità ed attenzione particolari nei con­fronti di tali questioni. Il meeting, in virtù del­l'alto profilo scientifico garantito dalle persona­lità coinvolte, è dunque una ulteriore occasione sia per dare nuovo impulso al Progetto STOQ pianificandone le prossime attività: sia per par­lare di scienza e fede in un'ottica costruttiva di rinnovato e fecondo dialogo tra la Chiesa ed il mondo scientifico.

L'Osservatore Romano, sabato 23 marzo 2008, pagina 4

Link SRM

Intervista a P. Ramon Lucas Lucas

SRM ha intervistato P. Ramon Lucas sul suo recente libro, “Orizzonte Verticale”, e in particolare sul rapporto della comunicazione e l'informazione con la dimensione trascendente, religiosa ed etica dell'essere umano.

Perché Orizzonte Verticale, e qual è il significato ?
Il titolo potrebbe sembrare contraddittorio, in realtà cerca di mostrare che l’uomo ha, nella sua orizzontalità terrena, nella sua corporeità, una dimensione trascendente.
Questo si mostra in moltissime delle attività tipicamente umane, prenda ad esempio la sessualità umana, che è molto legata alla struttura biologica corporea. Una sessualità umana, per viverla in pienezza, deve essere sempre aperta all’altro, dialogare con l’altro, rispettare l’altro; e ciò significa una verticalità, non dipendere soltanto dalla istintualità.
La sessualità non è quindi soltanto istintualità, ma porta dentro di sé la trascendenza, l’apertura e il dialogo con l’altro.
Prendiamo un altro esempio, il dialogo e il rapporto con il mondo, l’ecologia, gli animali. Nel momento in cui l’uomo non è soltanto materia, non è soltanto biologia, ma ha una responsabilità riguardo al mondo, perché ha questa responsabilità che non è demandata e non è richiesta al cane ?
Precisamente perché la sua posizione riguardo al mondo è speciale per la sua verticalità.
Anche l’orizzonte fisico sembrerebbe che sia sempre piatto, ma non è detto.
Se noi andiamo nell’alta Domodossola, nelle Alpi, l’orizzonte è ben verticale, per le montagne, e non è una verticalità aggiunta all’orizzontalità, ma è intrinseca a quella orizzontalità, così come la dimensione religiosa, la dimensione spirituale, la dimensione morale, che sono i segni della verticalità, sono radicati nella dimensione corporea, mondana dell’uomo, che è la orizzontalità.

Come entrano in questa dimensione la comunicazione e l’informazione, in che modo definiscono l’orizzonte ?
Soprattutto nell’uso del linguaggio, ad esempio. L’uomo comunica con gli altri, anche gli animali comunicano tra di loro e comunicano con l’uomo, ma il modo di comunicare umano è tramite un linguaggio articolato, simbolico, concettuale, e in questo senso la verticalità dove si manifesta ?
Si manifesta in questa astrazione, in questa convenzionalità del linguaggio che non è fatto soltanto da segnali, e che non è un artificio ma è un modo di trasmettere, non soltanto informazioni, ma di trasmettere valori, di rapportarsi con i fini di qui anche il rischio in una comunicazione umana di manipolare il linguaggio al fine di stravolgere la realtà.

Una manipolazione inconsapevole o strategica ?
In alcuni campi certamente inconsapevole e non responsabile, se non in causa.
In altri campi, sto pensando ad esempio alla bioetica, è strategica. C’è tutto un movimento per cui l’aborto si chiama interruzione della gravidanza, ma non è interruzione perché nel linguaggio interruzione significa fare una pausa e poi continuare. Invece nell’aborto non si fa una pausa alcuna e poi si continua: si elimina. Dunque non si dovrebbe dire interruzione, ma eliminazione della gravidanza. Dicasi per esempio la confusione che si sta cercando di introdurre tra concepimento come risultato della fecondazione o concepimento inteso come annidamento nell’utero. Evidentemente sono tutti usi linguistici che cercano di mascherare una realtà. A fini che non sono proprio quelli di difendere la struttura biologica e umana.

Quindi una distorsione semantica che cerca di distorcere la realtà ?
Quando è intenzionale si.

Paolo Centofanti

Il dialogo tra Scienza e Fede nel Progetto STOQ - 1

L'Osservatore Romano pubblica sul tema del dialogo tra Scienza e Fede nel Progetto STOQ una intervista a Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e un articolo di Mons. Melchor Sánchez de Toca y Alameda, Sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Cultura e Coordinatore Generale del Progetto STOQ.

Ontogenesi, evoluzione, cosmologia: il dialogo non fa paura. Gianfranco Ravasi

di Luca M. Possati

Lo scopo del progetto Stoq è costruire un ponte filosofico tra teologia e scienza, favorire un sapere più globale e universale. Ma perché oggi pensare l'unità del sapere è diventato così difficile ?
È vero. Ci troviamo in un orizzonte nel quale domina sempre di più la conoscenza specialistica, e questo rappresenta un valore di per sé. Il problema è che la conoscenza specialistica tendenzialmente si orienta ad una forma di autosufficienza, di autoreferenzialità, costruisce quasi un'oasi propria nella quale tenta di trovare tutte le risposte possibili. Al contrario, la grande visione della Sapienza, la vera intelligenza del reale, è proprio quella che il mondo greco definiva con un termine suggestivo - methorios - che vuol dire letteralmente: "colui che sta sulle frontiere, sui crinali"; cioè colui che riesce a guardare dall'una e dall'altra parte pur mantenendo i piedi nel suo territorio. Per questo penso sia importante ritornare attraverso il dialogo a stabilire una nuova forma di conoscenza che sia "sulle frontiere", che tenga conto della diversità dei territori, ma non si rinchiuda, non alzi le barriere, restando ferma soltanto nella propria specializzazione. E questo deve valere sia per la teologia sia per la scienza.

Che tipo di "unità del sapere" il progetto intende costruire ? Come integrare prospettive e metodi diversi pur rispettandone la peculiarità e l'autonomia ?
Noi abbiamo sempre un unico oggetto al centro della nostra considerazione: la realtà dell'uomo. Realtà estremamente complessa; e passibile di analisi da prospettive differenti. Immaginiamo una riproduzione fotografica: sappiamo bene che essa non è mai la rappresentazione della realtà come tale, esclusiva e compiuta. Il risultato è sempre differente. Allo stesso modo, qualsiasi tipo di disciplina può dare una spiegazione, un'interpretazione esatta della realtà, la quale, tuttavia, ha bisogno anche di altre prospettive per essere veramente completa. In questa luce, direi che il progetto Stoq recupera la categoria del dialogo intesa in senso stretto, un dialogo che suppone voci, logos, ragionamenti intrecciati tra loro. Sarà quindi, il nostro, un lavoro paziente, contro tutte le odierne tentazioni di esclusivismo o di integralismo.

In che misura il progetto Stoq può rivolgersi anche ai non credenti o ai credenti di altre confessioni ?
È una delle sfide più complesse e delicate da affrontare. Il nostro desiderio è mantenere il più possibile il rigore dell'analisi teologica, senza cedimenti facili a sincretismi o a concordismi, e senza nessuna tentazione all'autodifesa che esclude qualsiasi possibilità di comunicazione. Il rigore del metodo è la cosa principale. Se si configura in maniera netta e precisa lo statuto della teologia e, allo stesso tempo, lo scienziato può disporre di tutti i canoni suoi propri, di tutte le qualifiche della sua ricerca, posta questa dichiarazione di principio, allora è chiaro che il dialogo diventa possibile. Non si deve imporre un modello all'altro, e viceversa. La vera difficoltà sta nel confronto tra i modelli, perché l'oggetto - dicevamo - è sempre lo stesso. Proprio seguendo tale linea, abbiamo intenzione di organizzare in futuro un convegno sulle teorie dell'evoluzione. Per quest'occasione chiameremo scienziati e teologi capaci di un lavoro rigoroso, senza esasperazioni scientiste o sbavature di tipo apologetico. Gli scienziati debbono sentirsi rispettati e tutelati nella loro libertà di ricerca, ma dovrebbero anche essere disponibili a confrontarsi con l'altro modello rigoroso teologico loro proposto. Per quanto riguarda il dialogo interreligioso, quest'aspetto potrà essere costruito ove anche le altre religioni siano disponibili ad adottare un metodo altrettanto rigoroso.

Quali sono i temi su cui il progetto Stoq ha lavorato di più in questi anni ?
L'ultimo è stato quello dell'ontogenesi, cioè la formazione della persona umana in tutto l'itinerario di sviluppo, e quindi dall'inizio assoluto, l'embriologia, fino alla fine. Questa ricerca sull'ontogenesi è stato il frutto del convegno dello scorso novembre, forse il più impegnativo. Adesso le ricerche si stanno concentrando sul problema dell'evoluzione, o meglio sulle molteplici teorie dell'evoluzione. C'è stato poi un interesse molto forte sul tema dell'infinito, dal punto di vista fisico e da quello teologico. Un altro aspetto è quello della meccanica quantistica, le nuove teorie cosmologiche. Alla base, però, l'elemento sul quale io continuerò sempre ad insistere è il rigore epistemologico. Solo così si possono evitare i pregiudizi della scienza nei confronti della religione, spesso vista soltanto come un residuo mitico e irrazionale, e la diffidenza da parte della teologia verso la scienza nel momento in cui essa sembra voler ridurre l'uomo alla materia soltanto. Nella sua pienezza, invece, la scienza dev'essere autonoma e non prevaricatrice.

Quali sono le reazioni che il progetto ha suscitato nella comunità scientifica internazionale ?
Una dimensione internazionale esiste, a partire proprio dal Comitato scientifico alla base del progetto, costituito da sedici membri tra i quali un premio Nobel, scienziati, filosofi e teologi, anche non cattolici, tutte figure di livello mondiale. Anche per questo convegno sulle teorie dell'evoluzione cercheremo di coinvolgere una serie di studiosi di assoluto livello che hanno già dimostrato interesse. Un aspetto da sottolineare credo sia la curiosità che molti uomini di scienza hanno dimostrato per il fatto che un'iniziativa come questa, sia stata proposta e organizzata dalla Santa Sede. Tra parentesi, siamo riusciti a coinvolgere ormai tutte le università pontificie romane. L'ultima a mancare era l'Urbaniana. Adesso anche questo ateneo sta aderendo al progetto.

Avete incontrato finora dei problemi nella gestione del progetto ?
No. Non abbiamo avuto particolari difficoltà. Ultimamente ho cercato, mandando una mia delegazione negli Stati Uniti, di trovare nuovi fondi, perché non si tratta solo di fare convegni e incontri, di tenere viva la struttura fondamentale permanente, ma anche di dare la possibilità agli studenti delle università romane di continuare la ricerca con borse di studio. Risultati ce ne sono stati: abbiamo ricevuto sostegni interessanti da alcune istituzioni americane non solo cattoliche. Un elemento importantissimo del progetto è la diffusione. Lo scopo ultimo è quello di fondare una scuola articolata in più università che continui a muoversi, con alunni che possano diffondere questi metodi in tutto il mondo.

L'Osservatore Romano - 23 febbraio 2008, pagina 4