martedì, dicembre 15, 2009

L'incarnazione, la modernità e la grammatica dell'uomo


da
L'Osservatore Romano - 12 dicembre 2009)


L'incarnazione, la modernità e la grammatica dell'uomo

È in corso a Roma il convegno "Dio oggi:  con lui o senza di lui cambia tutto" organizzato dal comitato per il Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana. Dagli interventi di venerdì 11 pubblichiamo una sintesi della relazione del cardinale patriarca di Venezia e, in basso, stralci di quella pronunciata dall'arcivescovo presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

di Angelo Scola

La fede cristiana sa che l'unica possibilità di narrare Iddio si trova nell'ascolto di quanto Egli ha voluto liberamente comunicarci. E la comunicazione diretta dell'Invisibile ha un nome proprio, è una persona vivente:  Gesù Cristo, l'Interprete di Dio. Il Vangelo di Giovanni dice fin dall'inizio a chiare lettere:  "Dio, nessuno lo ha mai visto:  il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato" (Giovanni, 1, 18).
 

In Gesù, morto e risorto, Dio ci viene incontro in quanto Dio. Hans Urs von  Balthasar  ricorda  che  "il  Dio che si immanentizza con Gesù Cristo nel mondo non si può, a partire da quest'ultimo, né costruire (Hegel), né postulare (Baio). Viene esperito come pura "grazia" (Giovanni, 1, 14.16.17)". L'umanità singolare del Figlio di Dio ha reso escatologicamente presente Dio stesso nella storia attraverso la testimonianza dello Spirito Santo che apre a ogni uomo, in modo personale, l'accesso al rapporto fra il Figlio e il Padre. È così che, alla luce della vita, passione, morte e risurrezione del Figlio incarnato si possono reperire, anche oggi, i "tratti inconfondibili" della presenza di Dio operante nella storia o almeno gli "indizi" per cui tutti possono avere notitia di Dio.

L'espressione di Balthasar
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Quella strana sordità

 

da 
L'Osservatore Romano - 12 dicembre 2009)


Quella strana sordità

A Roma il convegno «Dio oggi:  con lui o senza di lui cambia tutto»

di Silvia Guidi

Colline come elefanti bianchi; forse per raccontare la prima giornata del convegno del Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana (Cei) in corso a Roma "Dio oggi. Con Lui o senza di Lui tutto cambia" - e in particolare la tavola rotonda su Dio, la vita e la vita umana - conviene iniziare dalla fine, dall'ultimo intervento in programma, quello del cardinale Carlo Caffarra. Al termine della sua relazione, l'arcivescovo di Bologna ha citato il breve e bellissimo racconto di Ernest Hemingway - Colline come elefanti bianchi, appunto - in cui lo scrittore americano riporta con la delicatezza e la forza della grande arte un dialogo tra due fidanzati, seduti al bar di una piccola stazione ferroviaria in un paesino tra Barcellona e Madrid. Parlano del paesaggio, decidono cosa ordinare, aspettano l'arrivo del treno; sembrano chiacchierare di una questione che li riguarda direttamente, ma senza troppa importanza. In realtà, dopo le prime battute, chi legge capisce che stanno decidendo se far nascere o meno il loro bambino; si parla di un'"operazione che non è neanche un'operazione", l'unico modo per far tornare "tutto come prima". ... 
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Occhio alla metafisica travestita da scienza


da  L'Osservatore Romano - 9-10 dicembre 2009)


Occhio alla metafisica travestita da scienza

di Giorgio Israel

È perfettamente comprensibile che i passati tumultuosi rapporti tra scienza e fede - in buona sostanza il "caso Galileo" - inducano alla prudenza e al desiderio di non aprire nuovi conflitti e anzi di stabilire un terreno di concordia. Ma spesso si dimentica che quei conflitti furono tali soprattutto per motivi d'intolleranza nei confronti del libero pensiero, mentre, nella sostanza, le posizioni di fondo che si confrontavano erano perfettamente legittime.
 
Il timore che nascano nuove accuse d'intolleranza - nel contesto dell'ostilità diffusa in occidente nei confronti del "proprio" pensiero religioso - non può però indurre ad accettare come "verità scientifiche" indiscutibili, da prendere per buone come tali e da "conciliare" con la fede, quelle che sono soltanto credenze metafisiche contrabbandate come fatti oggettivi sperimentalmente accertati.

Le neuroscienze contemporanee ... leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano)

Anche la bruttezza (non la bruttura) può salvare il mondo

da  L'Osservatore Romano, 12 dicembre 2009)

Anche la bruttezza (non la bruttura) può salvare il mondo

di Gianfranco Ravasi

"Il Signore vi parlò dal fuoco. Voce di parole voi ascoltavate. Nessuna figura voi vedevate:  era solo una voce" (Deuteronomio, 4, 12). "Se un pagano viene e ti dice:  Mostrami la tua fede! (...) tu portalo in chiesa e mostra a lui la decorazione di cui è ornata e spiegagli la serie dei sacri quadri" (Giovanni Damasceno, PG, 95, 325). Sono questi i due estremi antitetici di uno spettro cromatico ideale. Esso si apre col gelido precetto aniconico del Decalogo che, sia pure per evidente apologetica anti-idolatrica, aveva intimato l'arresto all'arte sacra d'Israele:  "Non ti farai idolo né immagine  alcuna  di  quanto  è lassù  nel  cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra né di quanto è nelle acque sotto la terra" (Esodo, 20, 4). Ma si è alla fine giunti all'immenso patrimonio artistico cristiano, a cui faceva cenno il cantore delle icone, san Giovanni Damasceno.
 

L'arte è, allora, la narrazione visiva dell'esperienza dell'incontro con un volto, una parola, un'immagine veramente visibile
... leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano)