venerdì, giugno 11, 2010

La ragione e il bene comune

 
 
da  L'Osservatore Romano, 6 giugno 2010
 

La ragione e il bene comune



Da Cipro il Papa lancia alla comunità internazionale un nuovo e forte appello alla ragione. Con uno scopo che può essere compreso e accettato da tutti, al di là di ogni divisione:  servire il bene comune. E questo in un Paese diviso innaturalmente e sulle soglie di una regione - il Vicino e il Medio Oriente - segnata da conflitti che sembrano non avere fine e costituiscono un pericolo permanente per la pace mondiale. Con la conseguenza gravissima di allargare l'abisso dell'odio e di mettere a rischio l'esistenza stessa di antichissime Chiese cristiane, proprio là dove il cristianesimo è nato e si è sviluppato nei primi secoli.

Non si deve scambiare il pacato ragionare di Benedetto XVI per un esercizio teorico e sterile di raffinata intellettualità. Al contrario, si tratta di parole che risuonano con immediata concretezza nel drammatico scenario della Terra santa - e Cipro vi appartiene da sempre - e dell'intero Medio Oriente. Parole basate su principi di cui erano convinti già Platone, Aristotele e gli stoici, ripresi nel medioevo da filosofi islamici e cristiani, come ha voluto ricordare il Papa con una sottolineatura carica di significato e di implicazioni esigenti per una contemporaneità che spesso non riconosce più la tradizione culturale su cui pure è fondata.
Dopo i discorsi pronunciati nel 2006 all'università di Ratisbona e nel 2008 a New York davanti alle Nazioni Unite, questo di Nicosia ai politici e diplomatici può essere considerato la terza grande variazione di Benedetto XVI sul tema della ragione, ... leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano)

Florenskij e il cammino sull'orlo del visibile


da  L'Osservatore Romano, 7-8 giugno 2010

 
Florenskij e il cammino sull'orlo del visibile
 

A colloquio con Natalino Valentini che ha curato la nuova edizione dell'opera "La colonna e il fondamento della verità"
 

di Paolo Pegoraro

Papa Giovanni Paolo II lo indicò come fecondo esempio d'incontro tra ricerca filosofico-scientifica ed esperienza di fede (Fides et ratio, 74), mentre lo scorso 16 maggio Papa Benedetto XVI ha citato un noto passo del suo testamento spirituale:  "Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell'animo, guardate le stelle o l'azzurro del cielo. (...) Allora la vostra anima troverà la quiete". Stiamo parlando di padre Pavel Aleksandrovic Florenskij, il "Leonardo da Vinci della Russia" del quale è appena tornato nelle librerie il saggio più sistematico e unitario:  La colonna e il fondamento della verità (San Paolo, Cinisello Balsamo, 2010, pagine 912, euro 64). Apparso a Mosca nel 1914, fotocopiato e distribuito clandestinamente negli anni del regime, questo ardimentoso saggio di teodicea venne ristampato in patria solo nel 1990, anno nel quale il Kgb di Mosca notificò ufficialmente l'ordine di fucilazione di padre Florenskij. La prima traduzione dell'opera fuori dalla Russia avvenne proprio in Italia, nel 1974, grazie all'interessamento di Elémire Zolla il quale, tre anni dopo, curerà la prima edizione di un altro celeberrimo studio florenskijano:  Ikonostas, ovvero Le porte regali. La nuova edizione di La colonna è stata corretta tenendo conto della recente edizione critica russa, integrando alcune lacune e precisando termini e concetti linguistici, da Natalino Valentini, docente di Storia del pensiero teologico ortodosso all'università di Urbino.

Alla sua prima uscita, nel 1914, La colonna suscitò entusiasmi, ma anche critiche da esponenti quali Nikolaj Berdjaev.

È vero, la pubblicazione di questo capolavoro suscitò grande ammirazione e stupore, ma anche alcune reazioni critiche da parte di esponenti della teologia ortodossa, leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano)

Dal Dna un flash sul passato


da  L'Osservatore Romano, 7-8 giugno 2010 


Dal Dna un flash sul passato

La biologia molecolare applicata ai fossili per studiare il percorso della specie umana

 
di Fiorenzo Facchini

I fossili sono il linguaggio della evoluzione della vita. Ci offrono qualche flash sulle forme di vita del passato. Ogni volta che un nuovo fossile viene scoperto si cerca di vedere in quale posizione si collochi nel cespuglio di specie del passato e quali connessioni possa avere con quelle viventi. Alle testimonianze dei fossili si sono aggiunte negli ultimi anni quelle della biologia molecolare.

Fino a non molto tempo fa la biologia molecolare si basava sui polimorfismi genetici, sui cromosomi e sul Dna per ricostruire le parentele dell'uomo con i Primati viventi e i tempi di separazione delle diverse linee evolutive. Da poco più di una decina di anni viene studiato il Dna antico, estratto da ossa umane preistoriche. Un problema che si pone in queste analisi - sempre che il Dna sia ancora presente e non abbia subito degradazioni - è la possibile contaminazione del campione per cause esterne fra cui la manipolazione del personale che vi lavora. Con le necessarie precauzioni le analisi possono fornire informazioni di grande interesse per riconoscere affinità e differenze e le possibili connessioni tra reperti umani di epoche differenti. Il Dna antico finora studiato ... leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano)