da L'Osservatore Romano, 6 gennaio 2010
Non ci ruba la terra chi ci regala il Cielo
L'Epifania in un inno del V secolo
di Inos Biffi
Se il Natale celebra la venuta di Gesù alla luce nel nascondimento e nella familiare semplicità di una casa non molto dissimile da una grotta, dov'è accolto dalla fede e dalla tenerezza di Maria e di Giuseppe, e dov'è riconosciuto solo dalla premurosa umiltà dei pastori, l'Epifania già ne celebra l'aperta manifestazione quale Figlio di Dio, considerando i segni che lo rivelano: la stella brillata allo sguardo dei Magi; il battesimo al Giordano; la conversione dell'acqua in vino, a Cana.
Se il Natale celebra la venuta di Gesù alla luce nel nascondimento e nella familiare semplicità di una casa non molto dissimile da una grotta, dov'è accolto dalla fede e dalla tenerezza di Maria e di Giuseppe, e dov'è riconosciuto solo dalla premurosa umiltà dei pastori, l'Epifania già ne celebra l'aperta manifestazione quale Figlio di Dio, considerando i segni che lo rivelano: la stella brillata allo sguardo dei Magi; il battesimo al Giordano; la conversione dell'acqua in vino, a Cana.
Sono i tre "miracoli" cantati dall'inno dei vespri dell'Epifania, un inno formato da strofe tratte dall'ampia e modesta composizione di Sedulio (secolo V): A solis ortus cardine. ... leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano)