giovedì, gennaio 07, 2010

L'età della meraviglia


da  L'Osservatore Romano, 4-5 gennaio 2010


L'età della meraviglia

Il rapporto tra creazione artistica e scoperte all'epoca di Cook, Blake e Byron

di Giulia Galeotti

Il senso di meraviglia, un profondo stupore:  queste le parole chiave dell'ultimo saggio di Richard Holmes, The Age of Wonder (Harper Press paperback, 2008), che indaga, come spiega il sottotitolo, il modo in cui il Romanticismo scoprì la bellezza e il terrore della scienza (anche se, in realtà, il saggio va un po' oltre). Per solito, siamo usi credere che il Romanticismo come movimento culturale sia stato ostile alla scienza. Pensiamo vi sia una sostanziale incompatibilità tra i due ambiti, non fosse altro che per gli opposti caratteri dominanti, la soggettività dell'uno e l'oggettività dell'altra. Forse, però, le cose non stanno proprio così. O almeno questo tenta di dimostrare l'autore del saggio, che trova appunto nel concetto di wonder l'atteggiamento che accomunò i due movimenti.

Occupandosi specificatamente del caso inglese, Holmes analizza i 60 anni tra il 1770 e il 1830, l'Age of Wonder appunto, che fu da un lato l'età romantica (aperta da poeti come Blake, Wordsworth e Coleridge e chiusa da Shelley, Keats e Byron), e dall'altro la seconda rivoluzione scientifica, come la definì, non a caso per primo, proprio il poeta Coleridge nelle sue Philosophical Lectures del 1819.

La tesi di Richard Holmes è che l'interrelazione tra scienza e romanticismo ... leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano)