da L'Osservatore Romano, 30 novembre - 1 dicembre 2009
Il cosmo raccontato dalla Bibbia
Il cosmo raccontato dalla Bibbia
Dalla Genesi all'Apocalisse
di Gianfranco Ravasi
di Gianfranco Ravasi
È facile ricostruire a livello fenomenologico la concezione cosmologica biblica che adotta modelli delle civiltà dell'antico Vicino Oriente. La struttura di fondo è costituita dalla piattaforma terrestre sulla quale si leva una gigantesca cupola, il "firmamento" (raqia'). Sopra di essa freme l'oceano celeste delle acque piovane, mentre sotto la superficie terrestre s'agitano le acque caotiche dell'oceano inferiore infernale, che circondano le "fondamenta della terra", ossia le colonne che sorreggono quella piattaforma. Ovviamente il nostro interesse è di altro genere rispetto a quello di uno storico della scienza: il nostro è, infatti, un approccio squisitamente ermeneutico ed è orientato a isolare la sottesa concezione dell'essere cosmico.
La Bibbia procede a una vera e propria operazione di "demitizzazione" dei materiali cosmologici che assume dalle culture circostanti. Nel celebre poema accadico-babilonese Enuma Elish l'impostazione è, infatti, cosmogonica: il cosmo è concepito come frutto di una lotta teogonica e intradivina. Il dio vincitore Marduk diventa creatore e riduce a materia l'antagonista Tiamat, la divinità "abissale" negativa sconfitta, mentre la stessa creatura umana nasce dall'impasto della polvere della terra con il sangue del dio Qingu, un'altra divinità ribelle. Si ha, quindi, una concezione che potremmo definire panteista, in altra forma sottesa anche alla divinizzazione "solare" operata in Egitto (Horus, Amon, Aton e così via che incarnavano il sole divinizzato) ... leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano)