venerdì, giugno 26, 2009

Siamo tutti satelliti con gli occhi puntati sulle stesse stelle


da 
L'Osservatore Romano, 26 giugno 2009.

In un convegno della Specola Vaticana si discute di astronomia e dialogo fra le culture.

di Silvia Guidi

"Diciassette anni di lavoro seduti sopra ottocento tonnellate di carburante"; Marco Bersanelli riassume così l'emozione del lancio di Ariane 5, il razzo vettore del satellite Planck, partito il 14 maggio scorso dalla Guyana francese; il sospiro di sollievo dopo il nubifragio che aveva fatto temere il rinvio, lo stupore per quei cinquantanove metri di strumenti ad altissima tecnologia che veleggiavano senza sforzo apparente verso la loro orbita finale, a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra.

Bersanelli, che insegna astrofisica all'università di Milano ed è instrument scientist di Planck-Lfi (uno dei due "occhi" del satellite) è stato invitato a parlare di "Bellezza e vastità del cosmo" durante il convegno organizzato dalla Specola Vaticana ("Astronomy:  A common Ground for Sharing Humanity's Concerns" della serie delle "Super Vatican Observatory Summer School", che quest'anno si concluderà il 26 giugno). Insieme a lui padre George Coyne, direttore emerito della Specola ("La vita nell'universo:  che meraviglia, quante domande!" il titolo del suo intervento) e l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha ripercorso le caratteristiche salienti della cosmologia biblica, introducendo a un viaggio affascinante nelle pieghe del testo ebraico. "Cosmologia e cosmogonia non sono sinonimi" ha precisato Ravasi,  ... leggi tutto, SRM  (cortesia L'Osservatore Romano)