E' certamente necessario considerare e risolvere le problematiche connesse ai cambiamenti climatici, ma allo stesso tempo occorre guardarsi da “forme di idolatria della natura che perdono di vista l’uomo” e dall' "errore antropologico" che è anche "un errore teologico”: quello per cui “l’uomo vuole porsi al posto di Dio" perdendo "di vista anche se stesso e la sua responsabilità di governo della natura”.
In realtà, "la natura è per l’uomo e l’uomo è per Dio”, perciò, “anche nella considerazione delle problematiche connesse ai cambiamenti climatici, si dovrà far tesoro della Dottrina Sociale della Chiesa”, che “non avvalla né l’assolutizzazione della natura, né la sua riduzione a mero strumento”.
E' necessario anche evitare catastrofismi. Al contrario, "la Chiesa propone una visione realistica delle cose”, “ha fiducia nell’uomo e nella sua capacità sempre nuova di cercare soluzioni ai problemi che la storia gli pone. Capacità che gli permettono di confutare spesso le ricorrenti, infauste e improbabili previsioni catastrofiche”.
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