domenica, settembre 14, 2008

I cambiamenti climatici al Meeting di Rimini: mostra Atmosphera e intervista al prof. Mario Gargantini, Euresis

I cambiamenti climatici sono stati il tema della Mostra Atmosphera, organizzata da Euresis al Meeting di rimini 2008. NEWPubblichiamo una intervista SRM al prof. Mario Gargantini (Euresis), tra gli organizzatori della mostra.

Di Paolo Centofanti, SRM


Euresis collabora da numerosi anni con il Meeting di Rimini. Quali sono le attività principali ?


L'attività di Euresis per il Meeting di Rimini da diversi anni si concentra sulla preparazione di mostre didattico scientifiche e sulla organizzazione di convegni e tavole rotonde.
In particolare poi le mostre stesse, una volta esposte in fiera, diventano nei mesi successivi mostre itineranti, che hanno una circolazione più ampia in tutta Italia, presso scuole, centri culturali, etc. .
Le mostre hanno la caratteristica specifica di essere rigorosamente scientifiche, ma sufficientemente divulgative, quindi rivolte a un vasto pubblico, fatto di giovani e non solo, presentando una visione di quelle che sono le conoscenze scientifiche attuali, collocate nel contesto che le ha generate, e in riferimento agli uomini che le hanno scoperte, e agli uomini che le utilizzano.
E quindi in riferimento a tutta una dimensione più ampia di conoscenza, di interrogativi, di esperienza umana che può aiutare a comprendere meglio e a collocare meglio le conoscenze scientifiche stesse.

Quest'anno in particolare avete organizzato Atmosphera ...

Quest'anno abbiamo voluto sviluppare il tema dei cambiamenti climatici, tema molto dibattuto, di grande attualità, che però spesse volte viene trattato in modo riduttivo, ideologico, dove alcuni dati approssimati o non ancora validati scientificamente vengono dati per definitivi e per certi, e da questi vengono tratte conclusioni e previsioni, a volte anche catastrofiche.
Il nostro intento è stato cercare di fornire le informazioni scientificamente più corrette, preoccupandoci di distinguere e mettere in evidenza fino a dove vi fossero sufficienti prove e conferme dei dati, e dove invece si rimanesse a livello di ipotesi.
Abbiamo quindi cercato anche di far capire cosa sta dietro i dati, cioè la complessità di un fenomeno come quello della situazione climatica della terra, e quindi la difficoltà di attuare campagne di misura significative, e di studiare lo stesso clima della terra, proiettato nella storia.
Si vede per esempio che i cambiamenti climatici che sono in atto in questo momento, il riscaldamento globale di cui tanto si parla, non è un fenomeno così eccezionale di questi anni: nella storia del pianeta si è ripetuto più volte, anche in momenti in cui l'intervento umano non c'era e la causa sicuramente non poteva essere quella antropica.
Le mostre in genere sono costituite da una serie di pannelli con illustrazioni e spiegazioni, e anche con una parte di oggetti e di esperimenti interattivi.
Quest'anno per esempio ha fatto molto colpo sui visitatori, ed era anche significativo di ciò che si voleva comunicare, la presentazione di alcune di quelle che si chiamano le “carote”, ovvero i frutti dei carotaggi, della perforazione cioè, sia dei fondali oceanici sia (quella che ha più colpito) dei ghiacci dell'Antartide.
Le abbiamo messe in evidenza in teche speciali, raffreddate e tenute costantemente ad una temperatura tale che il ghiaccio non si sciogliesse. Queste carote sono praticamente gli archivi cosmici, le biblioteche cosmiche della storia del pianeta, e quindi anche della storia del clima.

Si parla spesso del problema, dovuto allo scioglimento dei ghiacciai, della possibile scomparsa di animali, come gli orsi polari ...

Questo è uno degli esempi tipici di una informazione a volte scorretta; nel senso che certamente c'è un riscaldamento globale, è un fenomeno che esiste, si può misurare, anche se le misure a volte non sono proprio quelle così drammatiche che vengono indicate.
Quindi il riscaldamento c'è, è un fenomeno che può avere la sua ciclicità (e quindi non sappiamo esattamente fino a quando durerà), e può avere quegli effetti per esempio di riduzione dei ghiacciai che si constatano oggi.
C'è da dire però che la diminuzione degli orsi polari, intanto non riguarda tutte le specie di orsi polari, ma soltanto alcune specie che, guarda caso, non vivono nelle zone dove il clima si sta particolarmente riscaldando, e dove si sciolgono i ghiacciai; è anzi addirittura stimato che muoiano più orsi polari per gli effetti della caccia, dei cacciatori, che per gli effetti del cambiamento climatico.
Per dire che sono problemi che esistono, che non vogliamo negare o ridurre, ma vanno ridimensionati, vanno collocati nella giusta posizione, e va tenuto conto di tutti i fattori che intervengono in un fenomeno.

Relativamente al modo in cui si fa informazione ambientale e più in generale informazione scientifica, e al modo in cui i giovani recepiscono la scienza, e il suo rapporto con la religione, quali le sembrano eventuali buone e cattive prassi di informazione, e quali potrebbero essere eventuali correttivi ?

Sulla necessità di una informazione corretta sono tutti d'accordo, su questo non credo ci sia da discutere. Credo, anche dall'esperienza che ho fatto personalmente e insieme al gruppo di Euresis, in varie attività di comunicazione, a diversi livelli, in diversi contesti, e con diversi pubblici, che il punto da cui partire sia proprio la visione e l'immagine della scienza.
La scienza è un' esperienza umana, il soggetto umano è il protagonista, quello da mettere in primo piano. La scienza è un'avventura di conoscenza, è un avvenimento, è un imbattersi nella realtà, con i suoi misteri, con le sue stranezze, con i suoi comportamenti.
Allora, comunicare la scienza vuol dire (come tentativo evidentemente), tentare di far percepire al pubblico questo aspetto, questo livello.Ma in questo modo il pubblico può più facilmente reagire, perché trova qualcosa di più in sintonia con quella che è anche la propria esperienza.
Quindi la buona prassi è quella di riferirsi al livello dell'esperienza umana del ricercatore.
E questo è anche quello che permette di collocare nel giusto modo il problema scienza e fede. Perché qui non si tratta di avere due mondi, due aree di contenuti da mettere d'accordo a tutti i costi, trovando appunto dei legami, dei link tra i due aspetti, ma si tratta di capire che c'è un'unica esperienza della ragione umana che si spalanca sulla realtà senza porre limiti, senza porre censure: raccogliendo anche le domande di senso e di significato che inevitabilmente emergono anche dall'esperienza scientifica.
I giovani, se portati a incontrare la scienza in questo modo, a incontrare anche le problematiche di scienza e fede, le problematiche etiche, le altre varie problematiche che la scienza pone, sono più interessati, rispondono meglio.
Lo vediamo nelle mostre del Meeting: sono visitatissime, c'è interesse, ci sono domande, c'è volontà di approfondire. Perché si cerca di toccare questo livello del problema, che non è un livello specialistico, che riguarda cioè specialisti che poi si devono sforzare di tradurre per il pubblico, di divulgare appunto, come si dice, le conoscenze; invece si tratta di trovare un livello che praticamente è comune a tutti, e dove ciascuno fa la sua parte: lo scienziato fa la sua parte, di chi cioè è riuscito a fare qualche passo in più nel cammino di conoscenza.

Nella sua esperienza di insegnante, come vede il modo in cui i giovani recepiscono la scienza, e come valuti il modo in cui la scienza viene insegnata, considerando anche le modalità esperienziali e quasi ludiche che oggi si diffondono per insegnare ad esempio le scienze naturali, la matematica ?

La cosa interessante è che questi non sono trucchetti o accorgimenti per accalappiare l'interesse dei giovani, e anzi se sono fatti soltanto così lasciano il tempo che trovano; sono invece parte integrante della natura stessa del sapere scientifico.La conoscenza scientifica è una conoscenza sperimentale, le scienze naturali (ma lo stesso si potrebbe dire per la matematica), sono scienze sperimentali, quindi non si possono insegnare senza esperimenti, per definizione.
Non ha senso parlare di fisica, di biologia, di chimica, senza un riferimento concreto e continuo a livello sperimentale.
Questo è un punto importante. Non è un extra, per andare in laboratorio ogni tanto, per vedere degli aspetti magari appariscenti o che colpiscono, ma tutti i giorni la scienza deve avere all'interno questa dimensione sperimentale; così come deve avere la dimensione storica, che è un altro dei grandi assenti nell'insegnamento scientifico: perché i ragazzi hanno l'impressione che i risultati scientifici che devono imparare siano calati non si sa dove, non si sa quando, non siano invece il frutto di un lavoro, di una storia, di una fatica, di una serie di errori, di tentativi che fanno gli scienziati; scienziati che nella realtà il più delle volte sbagliano e ogni tanto azzeccano: la vita dello scienziato è una serie di tentativi di trovare una risposta alle sue domande; più delle volte la risposta non si trova, ogni tanto la si trova. Invece l'immagine che ha lo studente è il contrario.
Ecco allora: la dimensione sperimentale da un lato (che mette direttamente il ragazzo a contatto con il fenomeno e con la possibilità di indagare), la dimensione storica dall'altro, sono due componenti fondamentali che sono purtroppo ancora disattese nelle nostre scuole.

Quali sono gli effetti e quali le potenzialità dell'uso della rete e delle nuove tecnologie della comunicazione per apprendere la scienza ?

Più che altro vi sono grosse potenzialità, perché proprio per la natura stessa degli strumenti, amplificano le opportunità di visualizzazione, di simulazione, di esemplificazione.
E tutto questo aiuta, ma sono sicuramente da vedersi unicamente come aiuti, non come alternative. Cioè sono aiuti che possono potenziare, rendere più efficace e magari anche più attraente un lavoro che dovrebbe essere già impostato in un certo modo.
L'insegnante non può quindi illudersi che l'aggancio con la rete, la simulazione al computer, strumenti di questo genere, possano sostituire un insegnamento fiacco, poco motivato, poco interessante, poco legato all'esperienza della persona.
Se c'è un atteggiamento positivo, se l'insegnante è motivato e sa interessare, invece, allora tutti questi strumenti diventano una ricchezza in più, ben vengano.

Le capita di riscontrare il rischio e la difficoltà di una cosiddetta “generazione google” o “wikipedia” di studenti ?

Questo è un pericolo generale diffuso nella nostra società, che è una società minimalista, dove tutto viene portato al minimo indispensabile, e quindi dove il desiderio di approfondimento, che in realtà è insito anche negli stessi giovani, che sono molto curiosi, viene tarpato e viene ridotto a pillole, a conoscenza tutta veloce, sintetizzata, colta con rapidità; nel modo tipico con cui ci si accosta allo strumento rete, a Google, a tutte queste fonti di informazione pratiche, senza però nessuna capacità di sostare per far decantare una informazione.
Ancora una volta, non c'è la volontà di opporsi a questi strumenti: Google è uno strumento potentissimo, e i motori di ricerca sono fondamentali, ma sono strumenti da usare come tali; purtroppo spesse volte diventano strumenti che sostituiscono totalmente la conoscenza, che invece è fatta di altre cose, oltre che di informazione; che soprattutto è fatta di tempo è di rapporto; è fatta di approfondimento e di difficoltà; è fatta di approfondimento personale e di dialogo per esempio con i compagni di studio, con i docenti.
Come dicevo prima, se la scienza è presentata come un'esperienza umana completa, ecco allora dentro ci sono tutte le dimensioni, compresa la dimensione dell'apertura al trascendente, la dimensione delle domande, degli interrogativi di senso che la ricerca stessa fa emergere; sia in generale, sia nello specifico di alcuni temi che va a toccare, che poco o tanto portano alle domande che sono tipiche della dimensione religiosa.
E allora lo scienziato è portato dalla sua stessa scienza, senza dover fare particolari collegamenti filosofici o teologici, a porsi qualche domanda.
Ecco, basterebbe questo livello per definire in modo diverso scienza e fede.

Può parlarci dell'esperienza di Euresis ?

Euresis è un'associazione, nata alcuni anni fa, che raduna ricercatori, insegnanti, gente che ha una professione dove il contenuto principale è di tipo scientifico.
E' nata dalla volontà di andare a fondo nel proprio lavoro, quindi di capire, di cercare insieme il senso della propria attività in campo scientifico, e di rispondere ad una serie di domande che questa pone.
Per spiegare come ci muoviamo mi viene bene una frase di uno degli ospiti del Meeting di quest'anno, il fisico delle particelle di origine italiana Gino Segre, che lavora in America, e che nel suo intervento nella tavola rotonda, ha parlato di una bellezza della scienza, che però, ha aggiunto, spesso gli stessi scienziati cercano di nascondere.
Analogamente potremmo anche dire, si può parlare di un senso e di un significato della scienza che, ancora una volta, spesso gli stessi scienziati cercano di nascondere.
Bene, Euresis vuole non nascondere queste dimensioni; se vogliamo sintetizzare in una battuta, l'obiettivo di Euresis è di non nascondere la bellezza della scienza, il significato della scienza.
Ma questo lo vogliamo fare non mettendo in secondo piano la scienza, mettendoci a fare della estetica o della filosofia, ma dall'interno della scienza, quindi andando a fondo nello specifico, anche fino al dettaglio del proprio lavoro scientifico, per far emergere appunto quelle altre dimensioni.
Questa è diciamo l'idea base, poi tutto questo viene vissuto insieme, cercando il più possibile di condividere esperienze, problemi, difficoltà, scoperte; creando appunto una comunità di interessi, una comunità un po' simile, per certi aspetti, alle accademie, nate all'inizio della scienza moderna.
Comunità di ricercatori, di uomini, che si trovano a fare una esperienza così interessante, così anche problematica, e che si aiutano a viverla.
Da qui poi è quasi naturale che nascano idee, iniziative; e poi bisogna tirarne le conseguenze. In particolare sono tre i tipi di attività che sono derivate da questa volontà di approfondimento della propria professione.
Sono l'attività delle mostre che abbiamo già citato, mostre che vengono presentate al Meeting e fatte girare per l'Italia, e si va a presentarle, si interloquisce col pubblico, si interagisce con gli insegnanti, con coloro che le allestiscono.
La mostra del Meeting è un esempio, ma anche quella che stiamo organizzando sul rapporto tra Dante e la scienza, che poi girerà nelle scuole italiane, e che non è legata soltanto all'evento Meeting; quindi la linea delle mostre si è negli anni ampliata.
Un secondo tipo di attività è quella della pubblicazione della rivista Emmeciquadro, nata da un gruppo di insegnanti, sempre più allargatasi, e che da dieci anni ormai pubblicano una rivista rivolta all'educazione scientifica delle scuole di tutti i livelli, per tutti i tipi di materie scientifiche.
Il terzo livello è quello più recente, della comunicazione online, attraverso sia il sito di Euresis (
www.euresis.org), che abbiamo rilanciato l'anno scorso e ristrutturato in modo più professionale, secondo gli standard della comunicazione attuale, e, ultimissima, la collaborazione che abbiamo iniziato con le pagine scientifiche del quotidiano online Il Sussidiario (www.ilsussidiario.net) e per il quale collaboriamo con una cura particolare alle pagine scientifiche e tecnologiche.

Qual'è la linea editoriale del Sussidiario ?

E' un quotidiano generalista che si occupa anche di scienza e cultura, attraverso uno dei suoi canali, per usare un termine tecnico.La linea è anche quella indicata nella testata: “il quotidiano approfondito” è il sottotitolo; è un quotidiano online creato dalla Fondazione per la sussidiarietà, che ha l'intento di approfondire e comprendere quello che succede, in generale.
Tentando di unire questi due aspetti: i fatti e gli approfondimenti.
È anche visibilmente, strutturato in due blocchi, due sezioni: “fatti” e “approfondimenti”, però legati fra di loro, quindi tenendo conto che l'approfondimento diventa volo pindarico e intellettualismo se non è strettamente legato ai fatti, e i fatti da soli, se non hanno poi un approfondimento, nella conoscenza oggi molto spinta e affannata dell'informazione, non aiutano la persona, insomma non servono alla crescita delle persone.
E allora questa è un po' la scommessa: un'apertura ampia, uno sguardo ampio sugli avvenimenti quotidiani, con l'intento di andare a fondo nella ricerca della verità, e l'avvio di un lavoro culturale che può nascere attraverso gli approfondimenti; affidando questi aspetti a tanti collaboratori, che stanno già collaborando da qualche tempo, soprattutto nella parte di approfondimenti, in una prospettiva non di contrapposizione ideologica, per difendere una particolare tesi, o una particolare posizione ideologica o culturale, ma con la volontà di ricerca sincera della verità, sulla quale ci si può trovare d'accordo anche da posizioni culturali e magari politiche diverse.

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